Essere e Fare, due facce della stessa medaglia
Una delle obiezioni che ogni tanto sento muovere al coaching riguarda la sua attenzione al fare, al concretizzare, al raggiungere l’obiettivo, in un’epoca storica caratterizzata dai mille impegni e da un fare spesso portato all’eccesso, dalla performance e dal successo a ogni costo.
Siamo sempre così presi da lavoro, famiglia, attività nostre e di chi ci circonda, dal prenderci cura dei nostri cari, dal rispettare le infinite scadenze che il mondo ci impone! Possibile che anche il nostro coach debba aggiungere altro lavoro?
Ebbene, su questo argomento credo che si giochino molti futuri felici, quindi permettetemi di essere per una volta categorica.
È vero, ogni coach che si rispetti, prima o poi, si ritroverà ad accompagnare il suo coachee nella definizione di una o più strategie, di uno o più piani di azione, di una serie di attività da portare avanti con una determinata cadenza o entro una certa data.
Ma il Fare che deriva da un percorso di coaching ha radici nell’Essere, vale a dire nella consapevolezza e nell’assunzione di responsabilità. È un fare finalizzato, non un annaspare fra un’attività e l’altra senza una direzione compresa e liberamente intrapresa.
Quante volte vi è capitato di dire, o di sentir dire, frasi come “adesso non ho tempo per essere felice, devo concentrarmi su…”? Oppure “quando avrò tempo mi prenderò un momento per me, per rilassarmi/studiare/viaggiare etc”?
Il fatto è che il tempo per essere felici o per dedicarsi a se stessi non arriverà mai se prima non ci si prende un po’ di tempo per capire cosa significhi per noi essere felici o dedicarsi a se stessi!
Bisogna guardarsi dentro, esplorare la nostra essenza. Bisogna capire qual è il nostro intimo desiderio, quello che, se realizzato, può rappresentare una reale differenza nella nostra vita. Bisogna insomma volgere la nostra attenzione al nostro Essere. E fare questo significa automaticamente cominciare a Fare: fare cose diverse, o fare le stesse cose con una motivazione diversa.
Quindi, impariamo a distinguere fra le cose che facciamo perché dobbiamo, perché ci viene richiesto, perché rientrano in una concatenazione di eventi o per abitudine, e le azioni che decidiamo di intraprendere in modo consapevole e finalizzato, nell’ambito di un progetto di vita o “anche solo” di un piccolo percorso di miglioramento personale o professionale.
La differenza c’è, e si vede!
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