qual è il tuo scopo

Scopo o missione? Chiamalo come vuoi, ma scopri qual è!

Allora, come sono andati gli ultimi giorni alla (ri)scoperta di chi sei? Mi auguro bene, in ogni caso c’è sempre tempo per approfondire… e certamente torneremo sull’argomento, nel blog o via newsletter [a proposito, ti sei iscritto, vero? Non vorrai perderti il materiale esclusivo che preparo solo per i miei iscritti, giusto? Trovi il box qui accanto => ;-) ]

Novembre è finito ieri, però il nostro percorso verso la chiarezza non è ancora giunto al termine: ci sono almeno un paio di argomenti che vorrei ancora affrontare con te in questo 2015, quindi ho deciso di proseguire per almeno due o tre articoli. Spero ti faccia piacere!

L’argomento di oggi è lo scopo, a volte definito mission/missione.

In altre parole, andiamo alla ricerca della risposta a domande come: cosa ci sto a fare qui, qual è il senso di tutto questo correre e affannarsi, qual è lo scopo della mia vita? Sono domande di spessore e di peso, e infatti porsele spesso genera una sensazione di pesantezza. Questo perché, diversamente dalla domanda clou della settimana passata, queste in qualche modo siamo stati abituati a farcele, o a sentirci dire che dovremmo farcele, in occasione di scelte più o meno importanti per il nostro futuro.

Infatti, spesso veniamo spinti da chi ci circonda a decidere cosa vogliamo fare, in che direzione vogliamo andare, a definire un percorso di vita come se questo coincidesse con il vero motivo per cui siamo qui.

Io non penso che le due cose necessariamente coincidano. Credo invece che la confusione nasca nel periodo dell’adolescenza, quando si deve prendere la decisione di quale scuola superiore frequentare e spesso tale decisione ci viene presentata come cruciale e definitiva, come se potesse segnare per sempre il corso della nostra vita. Il che è vero, come lo è per tutte le nostre decisioni (hai presente il film Sliding doors?), e al tempo stesso non lo è affatto (quanti di noi hanno un percorso di vita coerente con lo sbocco professionale previsto per il percorso scolastico delle superiori? Io no di sicuro!).

Allo stesso modo, nel corso della vita, dobbiamo prendere delle decisioni sul lavoro da cercare o da accettare, le persone da frequentare, il luogo in cui vivere, la famiglia da formare, e queste decisioni si presentano spesso come momenti cruciali che ci potrebbero/dovrebbero definirci come persone e dare significato alla nostra vita. E, per chiarirci le idee, leggiamo libri che indagano sul senso della vita, vediamo film che ci offrono l’una o l’altra prospettiva, ci appassioniamo a eventi che sembrano spiegare e dar un senso a quanto ci accade.

Il fatto è che, dal punto di vista strettamente filosofico e spirituale, definire “il senso della vita” è un compito paragonabile alla ricerca della felicità: la definizione, quindi l’obiettivo della ricerca, in sé è mutevole, mano a mano che cresciamo ed evolviamo come persone.

Questo però non significa che non si possa dare uno scopo ai nostri giorni e a quello che facciamo, così come possiamo (e dovremmo) definire cosa ci rende felici nella vita di tutti i giorni.

Paradossalmente, il punto di partenza per questa ricerca dello scopo non sta nella comprensione dei massimi sistemi, bensì nell’analisi delle piccole cose. Molti articoli che ho trovato sull’argomento (uno fra tutti, da una fonte che apprezzo) suggeriscono di chiedersi cosa ci piace fare, quali sono i nostri hobby, quali erano i nostri sogni da bambini, quali le attività che preferivamo allora.

Un ottimo punto di partenza, che io ti consiglio di ampliare ponendoti queste domande:

  • Qual è il vero motivo per cui ti piacciono le cose che ti piacciono?
  • Quale tuo bisogno soddisfano? quale tuo impulso?
  • Quale emozione ricerchi nel dedicarti alle cose che ti piacciono?
  • Quale vantaggio ne ricavi?

Queste domande (che possiamo applicare anche alla vita professionale chiedendoci il motivo per cui alcuni aspetti del nostro lavoro ci piacciano particolarmente, etc…) sembrano forse poco attinenti all’obiettivo che ci siamo posti, cioè fare chiarezza sullo nostro scopo. In realtà, sono la strada per arrivare molto più vicini alla nostra essenza di quanto sia possibile affrontando la cosa di petto: questo perché con gli anni abbiamo disimparato a esprimere noi stessi e ad ascoltarci, ma il nostro vero sé lascia delle tracce. E le tracce del nostro scopo si trovano proprio nelle cose che ci piacciono, o meglio, nei bisogni che queste cose soddisfano.

Quindi… buona ricerca, e fammi sapere quali tracce avrai trovato!

 Elena Re Coaching - Cuneo

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