Articoli

Elena Re Coaching Cuneo

Risultati = Valore: sono davvero sinonimi?

Questa settimana ho partecipato a un interessante incontro della Comunità di Pratica di life coaching organizzata in Piemonte dal Coaching Club AICP, e in merito al concetto di valore è emerso con forza un argomento, introdotto da un collega che stimo molto:

fra le missioni del coaching c’è anche l’aiutare le persone a svincolare il proprio valore dai propri risultati.

 

Sempre questa settimana, avrei dovuto partecipare a una conferenza durante la quale, fra le altre cose, si è parlato di quanto sia importante dare attenzione ai risultati, invece che alle parole, per valutare il valore di un professionista, di un’azienda, etc. e più in generale della persona con cui abbiamo a che fare.

Dato che coaching per definizione è sinonimo di allenamento, e che l’allenamento implica una valutazione basata sui risultati ottenuti,

e dato che la nostra società è sempre più orientata – nel bene e nel male – a giudicare le persone sulla base dei loro successi,

ho pensato che fosse il momento di spendere qualche parola in merito a questo tema così delicato. Continua a leggere

Silenzio - rimore

Primo passo: spegnere il rumore e cercare il silenzio!

Ed eccoci finalmente ai blocchi di partenza: pronto per fare finalmente chiarezza, nella vita e nel lavoro? Cominciamo allora!

Una volta accettato il fatto che, come abbiamo visto nell’ultimo articolo, la chiarezza non è qualcosa di definitivo e di definitivamente acquisibile, bensì un’opera d’arte mai terminata che in alcuni momenti ci apparirà come un tremendo scarabocchio, come prima cosa è necessario eliminare alcuni ostacoli che oggettivamente ci impediscono di trovare chiarezza dentro di noi.

Mi riferisco in particolare ad alcuni fattori esterni che però, con il tempo, finiamo per interiorizzare, primo fra tutti il RUMORE.

Viviamo in case rumorose, in uffici rumorosi, attraversiamo zone con un traffico rumoroso, e impegniamo il nostro tempo libero in attività rumorose.

Fateci caso: il silenzio è diventata merce rara, il cui inestimabile valore è ormai misconosciuto.

Soprattutto perché a tutto questo rumore esterno corrisponde di solito un rumore interno ancora maggiore, fatto di rimuginamenti, eventi negativi ripercorsi ossessivamente, elenchi di cose da fare, cose che non vanno, cose che ci preoccupano, situazioni che avremmo voluto svolgersi diversamente. Invece di essere il migliore amico di noi stessi, siamo il nostro peggior antagonista, il nostro detrattore, il nostro critico più feroce.

So bene che non dico niente di nuovo, eppure proprio da qui bisogna partire.

E non è un caso che io lo scriva di venerdì: perché abbiamo davanti un intero fine settimana per essere protagonisti della nostra vita invece che subire tutto questo rumore. Il weekend dei cimiteri è passato e Natale è ancora lontano; addirittura le previsioni del tempo sono clementi in tutta Italia. Approfittiamone!

  • Prima di tutto, proviamo a prenderci una pausa da TV, autoradio, centri commerciali, aperitivi affollati, shopping sfrenato. Per una volta, si può decidere di andare al mare o in montagna (in questa stagione ancor meglio, i colori sono stupendi) o anche solo in un parco, e godersi qualche ora di pace. Niente giornali e soprattutto niente telegiornali.
  • Poi, respiriamo profondamente, di pancia (se non sai come farlo, leggi qui). Respiriamo a lungo, possibilmente aria pulita, e osserviamo come cambia la nostra sensibilità ai rumori esterni e al nostro dialogo interno.
  • Infine, prestiamo attenzione a quello che la nostra mente ci racconta quando cerchiamo di stare in silenzio. Cominciamo così, semplicemente prendendo nota e accettando come naturale il fatto che, con ogni probabilità, rileveremo parole poco piacevoli. Per assurdo, la tentazione è prendersela con noi stessi perché ci trattiamo male, e in questo modo rimaniamo imprigionati in un carosello di recriminazioni che non ci porta da nessuna parte! Invece, possiamo scegliere di limitarci a rilevare come questo strumento, la mente, stia funzionando e chiederci cosa potremmo scegliere di dirci come se a parlare fosse il nostro migliore amico.

A cosa serve tutto questo? Proprio a spianare la via per il lavoro che dovremo fare se vogliamo portare chiarezza nella nostra vita. Infatti, come potremmo sentire le risposte alle domande che ci faremo se il fracasso sovrasta tutto quanto, fuori e dentro di noi?

Qualsiasi risultato, qualsiasi successo professionale o personale, qualsiasi miglioramento si fonda su una visione chiara di chi siamo, qual è il nostro scopo più alto, e dove vogliamo andare – vale a dire sulla chiarezza.

Per questo fine settimana ti invito quindi a cercare un po’ di silenzio fuori di te e ad ascoltare te stesso con indulgenza, magari a parlarti con maggiore gentilezza, in modo da preparare il terreno per acquisire la chiarezza che ti serve. Qualunque essa sia.

P.S. sai quante persone trascurano questo primo passo perché si sentono troppo sicure di sé e delle proprie capacità di ascolto e non capiscono il vero valore del silenzio? Troppe, te lo assicuro! Tu fidati e prova a mettere in pratica questi consigli, ne vale assolutamente la pena ;-)

P.P.S. ti ricordo che un buon modo per portare chiarezza nella tua vita è parlare con una coach, quindi… approfitta dell’opportunità di una sessione gratuita (e senza impegno): la puoi prenotare qui!

ER coaching

chiarezza

CHIAREZZA: da dove cominciamo?

Per inaugurare il mese sulla chiarezza ho pensato di fare alcune premesse, e prima di tutto di chiarire… quello che intendo con questo termine!

La definizione che mi convince di più è fornita dal vocabolario Treccani:

Chiarezza: qualità propria di ciò che è chiaro e lucente, (…) e in senso figurato, lucidità, ordine.

In particolare, mi piace il concetto di LUCIDITÀ: lo associo alla possibilità di pensare e agire in modo coerente e finalizzato, il che rappresenta per me uno dei risultati migliori che si possa ottenere con il coaching.

Quando qualcuno decide di rivolgersi a un coach per ragioni non correlate ad una specifica performance, di solito lo fa perché il livello di confusione che sta sperimentando nella propria vita è diventato intollerabile. Troppi pensieri e preoccupazioni, troppi impegni e responsabilità, troppo rumore dentro e fuori, troppe immagini, troppe sensazioni sgradevoli. Troppo di tutto, e tutto apparentemente troppo importante e urgente da poter essere messo in secondo piano. Non è più in grado di pensare lucidamente e di dare ordine alle proprie priorità, e spesso è arrivato al punto da non sapere più nemmeno quale sia il senso della vita che sta vivendo o da non riuscire più a definire se stesso.

Il disagio generato da un tale stato di cose, se prolungato nel tempo, può arrivare a livelli altissimi e difficilmente gestibili senza l’aiuto di uno specchio esterno che, rimandando l’immagine della situazione così com’è, permette di mettere ordine e ristabilire priorità e confini.

Il lavoro da fare consiste essenzialmente in questo:

mettere in ordine di priorità e definire gli spazi,

lasciando andare senza rimpianti quello che non rientra fra ciò che è importante e/o ciò che è necessario.

In ogni caso, sia che si decida di fare da soli sia che ci si rivolga a un professionista, è importante essere consapevoli di alcuni punti:

  • quando lavori sul raggiungimento della tua chiarezza interiore, ci sarà un momento in cui tutto sembrerà più oscuro e confuso di prima: è normale, anzi è necessario, quindi non spaventarti e vai avanti comunque;
  • sii gentile con te stesso, perché a volte scoprirai aspetti di te che a prima vista non ti piaceranno, soprattutto quando non sono compatibili con chi tu hai sempre pensato di essere, e avrai bisogno di un po’ di pazienza per comprendere, accogliere e integrare queste nuove consapevolezze;
  • il solo modo di arrivare da qualche parte è scegliere una strada e continuare a percorrerla finché non si è arrivati, quindi scegli una modalità e attieniti ad essa. Pensaci bene prima di partire con un percorso, ma una volta che l’hai intrapreso e ne hai testato la validità, portalo fino alla fine senza tentare di aggiungere altre tecniche o modalità: se continui a cambiare strada ti ritroverai sempre al punto di partenza o, peggio, più lontano dal tuo traguardo di quando sei partito!
  • qualunque consapevolezza tu acquisisca, andrà sottoposta alla prova del tempo: “chiarezza” non è uno stato che si conquista una volta per tutte, bensì un work-in-progress che si arricchisce giorno per giorno a condizione che tu abbia voglia di metterti in gioco… giorno dopo giorno :D

Premesso tutto questo, nelle prossime settimane andremo insieme a scoprire alcuni fra i molti percorsi che possono portare maggiore chiarezza nella tua vita: sei pronto per questa avventura? Io sì, e non vedo l’ora!

La chiarezza adorna i pensieri profondi – Luc de Clapiers de Vauvenargues

P.S. se nel frattempo vuoi fare una chiacchierata chiarificante, puoi richiedere la tua sessione gratuita e senza impegno qui: ti aspetto!

ER coaching

Elena Re Coaching Cuneo

Insoddisfazione sul lavoro?

Insoddisfazione sul lavoro? Ecco il 1° passo da fare!

Oggi parliamo un po’ di lavoro e di carriera, argomento che, se mi conosci un po’, sai essere fra i miei preferiti.

insoddisfazione-lavoroLe statistiche in merito alle persone insoddisfatte della propria situazione professionale si sprecano, al punto che alcune ricerche dichiarano percentuali allarmanti, ma a prescindere dalle cifre basta guardarsi intorno.

Tanti, troppi, si trascinano al lavoro e passano il tempo a desiderare l’ora di chiusura, il venerdì e le ferie.

Uno spreco assurdo di tempo, di energie, di talento e di potenziale!

Io ho fatto parte per anni di questa schiera di insoddisfatti e, lo dichiaro senza remore, il mio percorso nel coaching nasce proprio da questo tipo di situazione.

Ho voluto con tutte le mie forze cambiare in una direzione che mi facesse sentire realizzata e felice, e adesso che ci sono riuscita desidero con tutte le mie forze aiutare chi sta vivendo il mio stesso disagio ed è a sua volta pronto ad affrontare la questione e mettersi in gioco.

insoddisfazione-lavoroPer chi si rassegna non c’è, al momento, molto da fare.

Ma a chi ha voglia di stare meglio, di migliorare le cose, di alzarsi la mattina con la certezza di non andare a sprecare la giornata, voglio dire: c’è molto che si può fare, da subito, e senza necessariamente compiere scelte drastiche e definitive.

E il primo passo da fare, in assoluto, per superare la propria insoddisfazione sul lavoro è lavorare su se stessi.

Magari l’hai già sentito dire (il più delle volte a sproposito, su un piano prettamente teorico), o magari no perché lavorare su se stessi fa molto crescita personale, molto new age, ed è considerato poco importante nell’ambito professionale, soprattutto a fronte di competenze tecniche specifiche e conoscenze approfondite del macro e del micro settore di appartenenza.

Si viene incoraggiati ad acquisire esperienza e conoscenza, al massimo competenze trasversali e relazionali, ma raramente si parla di approfondire la conoscenza di se stessi.

Invece, tutto parte da te, da aspetti di te che non hai mai esplorato e che non hai mai considerato importanti ai fini della tua realizzazione professionale.

Oggi quindi ti invito a fare un primo esercizio nella giusta direzione e ti suggerisco di riflettere su un articolo che secondo me contiene più verità di quanto non appaia a un primo sguardo: 4 mentalities that are killing your career.

Per chi non conoscesse bene l’inglese o non avesse il tempo di leggerlo, lo riassumo brevemente.

Partendo dal concetto che il lavoro fisso è morto e che questo non sia necessariamente un male, l’autrice suggerisce l’importanza di approcciare la vita professionale sentendosi business partner  – e non più impiegati o dipendenti – del proprio datore di lavoro.

Inoltre, avverte di prestare particolare attenzione a non coltivare una di queste quattro tipologie di mentalità, che ostacolano qualsiasi progresso :

  1. Persone che considerano ogni cambiamento, ogni opzione, ogni variazione di percorso, come un rischio da soppesare all’infinito, e intanto il tempo passa;
  2. Persone che hanno definito un percorso al quale attenersi e non considerano alcuno scostamento dallo stesso, perdendo così ottime opportunità;
  3. Persone che hanno infinite, ottime idee per migliorare la propria carriera, ma non agiscono in modo concretamente focalizzato e costante nel tempo per realizzarle;
  4. Persone che ritengono che il proprio percorso professionale sia regolato dal fato, dalla fortuna o dal caso, e quindi accettano qualsiasi opportunità si presenti senza definire una direzione in modo proattivo.

Senza voler salire in cattedra, io di certo ero colpevole – a fasi alterne – di almeno un paio di questi approcci mentali.

E tu, quale ritieni stia ostacolando la tua soddisfazione professionale?

Pensaci, e – se vuoi – fammelo sapere nei commenti!

ER coaching

alternanza - energie - produttività

Promemoria: abbraccia quello che non puoi cambiare

Oggi parliamo di produttività, di stanchezza e del rispetto dei ritmi personali di ognuno.

Questa settimana, infatti, sono un po’ stanca per aver voluto portare avanti troppi progetti contemporaneamente, come mi capitava molto spesso in passato e come a volte capita ancora adesso.

La differenza fra “un tempo” e “adesso”?

Allora mi arrabbiavo moltissimo, con me stessa e con gli eventi che mi avevano ostacolata. Oggi cerco di sorridere e di ricordarmi che tutto è soggetto ad alti e bassi nella vita: le nostre energie, il nostro umore, la nostra produttività.

alternanza - alti-e-bassi

È una legge universale.

E prima ci decidiamo ad accettarla e prima riusciremo, nei limiti del possibile, a gestire questo andamento altalenante, a mantenerci positivi anche nei momenti di bonaccia e – soprattutto – a sfruttarli per recuperare lo slancio.

Come possiamo migliorare la nostra produttività in questi casi?

Un buon modo per riuscirci consiste nel farsi le domande giuste, quali:

  • cosa mi sta insegnando questo momento?
  • come posso assecondarlo per trarne entusiasmo e nuove energie?
  • cosa posso modificare, nei miei comportamenti o nelle mie abitudini, per ritrovarmi nelle migliori condizioni al prossimo periodo low?

Io, ad esempio (per questa volta almeno!), ho deciso di farmene una ragione, di rallentare per qualche giorno e di rivedere la mia pianificazione per il prossimo mese, in modo da essere sempre uno o due passi avanti rispetto al calendario.

Così, oggi non scrivo un articolo ma solo un promemoria, che ho pensato potesse essere utile ad altri oltre anche a me!

ER coaching

obiettivi

OBIETTIVI O NON OBIETTIVI: questo è il problema!

partenzaDato che spesso settembre rappresenta una sorta di inizio, retaggio forse degli anni trascorsi a scuola quando questo mese era davvero il primo di un nuovo anno, si sprecano in questo periodo i consigli degli “esperti” in merito alle modalità più efficaci per definire i nostri obiettivi e – possibilmente – raggiungerli.

Io stessa ho un mio metodo, che però per adesso ti risparmio (se vuoi, puoi intanto leggere una mia opinione nell’articolo che ho scritto per CoachMag, il magazine ora non solo più online del coaching, nel luglio 2014, e che puoi trovare su NetworkMamas).

Oggi vorrei invece affrontare la questione da un altro punto di vista: non del come bensì del se sia il caso. Ieri infatti, a distanza di pochi minuti, ho avuto il piacere di leggere due opinioni apparentemente opposte di due persone che stimo e seguo, Antonio Bellucci e Ajit Nawalka: il primo sostiene l’importanza (secondo me innegabile) di definire i propri obiettivi, in modo da mantenere focus e concentrazione, mentre il secondo suggerisce l’idea di concentrarsi piuttosto su cosa è importante per noi nella vita, portando così la nostra attenzione ai nostri valori.

Chi ha ragione?

Per quanto mi riguarda, entrambi: i due approcci sono infatti molto validi, a patto di applicarli con la consapevolezza di chi siamo e di quale momento stiamo attraversando, e andrebbero secondo me integrati l’uno con l’altro.

valoriInfatti, per definire obiettivi davvero motivanti, raggiungibili e rispettosi di noi stessi e di chi abbiamo a cuore, è importante partire da una solida conoscenza di noi stessi: quali sono i nostri valori? cosa è davvero importante per noi? “chi” vogliamo essere (prima ancora di “dove” vogliamo essere)? Alcuni di noi hanno la tendenza a voler pianificare ogni aspetto della propria vita e del proprio futuro e a definire continuamente obiettivi quantitativi e qualitativi; tutti abbiamo attraversato alcuni periodi della propria vita per affrontare i quali una pianificazione portata all’esasperazione è parsa l’unica stampella a supporto della nostra azione.

Se anche tu sei una di queste persone, o se stai attraversando uno di questi periodi, potresti cominciare a inserire fra le tue abitudini quella di chiederti:

  • perché ti sei posto certi obiettivi e non altri?
  • cosa volevi davvero ottenere e realizzare da un punto di vista più ampio, guardando al quadro generale della tua vita?
  • come potresti delineare una linea di condotta meno rigida ma più orientata alla realizzazione del tuo sé più autentico? cosa ti ispirerebbe al punto da farti mantenere la giusta direzione anche senza una mappa dettagliata?

valori che ispiranoAl tempo stesso, per arrivare da qualche parte è necessario muovere dei passi – prendere delle decisioni e agire di conseguenza – ed è anche troppo facile perdersi nella contemplazione passiva dei grandi interrogativi quali “chi sono” e “cosa voglio dalla vita”. Alcuni hanno la tendenza a fare grandi voli pindarici senza poi tradurli in azioni, suddividendo il percorso in tappe intermedie e decidendo quali modalità adottare per arrivarci; tutti abbiamo attraversato momenti nei quali soffermarsi sui propri sogni è risultato più semplice e meno doloroso che affrontare la dura realtà.

Se anche tu sei una di queste persone, o se in questo periodo ti stai concedendo un po’ troppo tempo con la testa fra le nuvole, potresti cercare un po’ di concretezza in più chiedendoti:obiettivi

  • cosa significa in pratica per me essere … (riempi tu lo spazio con qualsiasi cosa ti venga in mente: felice, sano, ricco, con una bella famiglia, etc)?
  • cosa potrei fare ogni giorno per arrivare a essere …?
  • quale potrebbe essere la prima tappa del percorso per arrivarci e cosa potrei fare da subito?

Infine, se senti di non essere del tutto soddisfatto di quello che stai vivendo ma non hai mai davvero riflettuto sui come e sui perché, prova a farti tutte queste domande, senza fretta ma impegnandoti con te stesso, entro un dato tempo, a trovare risposte che davvero ti soddisfino.

Da qualche parte bisogna pur cominciare!

CeePort sito

allenamento, self coaching, felicità, infelicità, consapevolezza

Sull’INFELICITÀ, professionale e non.

3d man jumping over a hurdle obstacle titled tax, crisis, lossTi è mai capitato di vivere un periodo piuttosto difficile, ogni giorno un po’ più pesante, di sentirti a ogni passo sempre più stanco e privo di energie fisiche e mentali, ma di dirti che “tutto sommato non va poi così male”? Di tirare avanti, nonostante tutto, con la sensazione di partecipare a una corsa a ostacoli che non ha mai fine ma sperando che prima o poi Gestresste Geschäftsfrau schreit ins Telefonarriveranno giorni migliori? E poi un giorno esplodi, letteralmente: urli e sfoghi tutte le tue frustrazioni o scoppi in lacrime, in un pianto che sembra non avere mai fine?

Immagino di sì: capita sempre più spesso a un sempre maggior numero di persone, e uno dei motivi – non il solo, ovviamente – secondo me è da ricercarsi nel fatto che a molti di noi manca la consapevolezza della nostra felicità o infelicità.

Sembra sempre più spesso che le persone siano vagamente convinte di non essere felici, ma al tempo stesso incapaci di riconoscere di sentirsi a tutti gli effetti infelici.

Continua a leggere

abitudini, aiuto, cambiamento, self coaching

Promemoria sul CAMBIAMENTO (nostro e altrui)

Il post di questa settimana avrebbe dovuto, nei miei piani, trattare tutt’altro argomento, ma oggi pare non voler proprio uscire dalla penna – ops, dalla tastiera – e il motivo è presto detto: in questi giorni ho avuto più volte l’occasione di confrontarmi con una situazione che, nonostante tutto il lavoro che faccio su me stessa, continua a farmi pensare ogni volta che si presenta.

Immagino che sia capitato anche a te: qualcuno che ti è vicino, magari un famigliare, un amico o un collega del tuo chiacchierastesso ufficio, o qualcuno che sta al fianco di una persona cui tu vuoi bene, si abbandona a comportamenti che tutto sono meno che costruttivi, come la lamentela, l’autocommiserazione, il perdere tempo con questioni che non lo riguardano (pettegolezzi) o sulle quali non ha modo di intervenire dipendenza da internetdirettamente (ingiustizie nelle varie parti del mondo, conflitti religiosi o ideologici, macroeconomia), la chiacchiera incontrollata o la dipendenza da videogiochi, TV o PC.

Tu vorresti intervenire, spronarlo ad agire/reagire, sostenerlo nel riprendere un percorso diverso, nel trovare uno scopo. Insomma, vorresti aiutare.

Continua a leggere

alla ricerca di..., chiarezza, coaching, confusione, consapevolezza, domande, self coaching

Alla ricerca di un po’ di CHIAREZZA

Oggi inauguriamo un nuovo corso per questo blog: ormai abbiamo esplorato la teoria, è ora di un po’ di concretezza!

Quante volte anche tu, come me e come la maggioranza dei miei coachee, ti sei ritrovato nella confusione più totale, sommerso dalle troppe cose da fare e incapace di definire cosa invece tu volessi fare? Indeciso fra mille opzioni e consapevole di doverne scegliere comunque una? Oppure nella situazione di dover fare un cambiamento e non vedere alcuna opzione, perché tutte le idee che ti vengono in mente sono troppo vaghe o troppo rischiose, o comunque non ti convincono?

Mario Salomone LO SPLENDORE... 30apr2015In questi casi avere a disposizione un coach, vale a dire un osservatore esterno neutrale che non si farà distrarre da scuse e motivazioni arzigogolate, è la soluzione migliore: se il punto è solo una questione di chiarezza, possono bastare un paio di sessione (a volte anche solo una) per aiutarti a capire quale sia il nodo della questione. Deciderai poi tu come scioglierlo: le persone con grandi competenze, personali e professionali, trovano sempre il come.

Tuttavia, sia che tu non abbia un coach sotto mano in tempo reale o che proprio non abbia intenzione di trovartene uno, ci sono alcuni trucchi che puoi adottare per dissipare le nebbie. E fra questi, il primo e più importante è basato sull’assioma: cambia il tuo punto di vista e cambierai il problema stesso. Continua a leggere